Ugo e San Salvatore
Monferrato
foto di Giorgio Ratti
Ho parlato del mio paese natale. Mi
duole che queste pagine non sieno destinate a venire alla luce, per poter
rendere pubblico un odio che conservo da lunghi anni nel cuore, l'unico che
il tempo e la riflessione non abbiano fatto che avvalorare ed accrescere.
Io amo la terra, questa gran madre, questa gran patria comune; io l'amo
tutta senza distinzione di suoli e di climi; l'amo come una parte di me, io
che non sono che una porzione minima di lei stessa. Io ho sentito spesso
le sue attrazioni, l'appello che ella fa a' suoi atomi, le sue creature;
agli uomini, le sue particelle animate. A primavera, quando il sole la
dardeggia de' suoi raggi; in quel periodo di febbre, di ardenze, di
fecondità, quando dal suo seno pieno di amore erompono le famiglie degli
insetti e delle erbe, quando ella sorride d'un sorriso pieno d'incanti e di
fiori, io ho sentito spesso con una specie di furore il desiderio di
rientrare nel suo seno; io mi sono proteso per abbracciarla; ho sentito che
essa mi chiamava, e ho gridato: - Tu mi vuoi, tu mi chiami, - io vengo, io
vengo- Sì, io amo la terra, questa bella terra; io son certo che essa
sarà lieve sulla mia fossa, quando stringerà dolcemente il mio petto colle
sue braccia di selci e di radici; ma vi è in essa un punto che io odio, ed è
quell'angolo freddo ed uggioso dove son nato. E' di là che ho
incominciato a gettare uno sguardo sul mondo, e a vederlo triste ed ingrato;
è là che non ho potuto aver mai né una nobile gioia, né un nobile dolore; è
là che conobbi gli uomini che mi hanno insegnato ad odiare gli uomini; è là
finalmente, che non ho potuto amare. Avrei voluto levarne le ceneri de'
miei cari, perché l'ultimo anello che mi congiungeva alla mia patria fosse
anche spezzato. Fui torturato lungo tempo da un'idea insistente e
malinconica: mi pareva che quelle reliquie adorate non potessero aver pace
là sotto, perché, io stesso, io sento che le mie ossa fremerebbero se
sepolte sotto quelle zolle abborrite.
(dal cap. III di Fosca, di I. U. Tarchetti)
In rapporto di amore ed
odio, questa la considerazione che aveva Ugo del suo paese natale, ma
intorno al 1960 San Salvatore Monferrato volle "riappropriarsi" del poeta;
edificò un semplice monumento in Piazza Carmagnola e gli dedicò una via, e
nel 1976, per meglio far conoscere ai concittadini la sua figura e la sua
opera, gli dedicò un Convegno Nazionale, ed anche i suoi resti
tornarono a casa. Iginio Ugo Tarchetti ora riposa nel cimitero del paese,
nella cappella di una famiglia Tarchetti sua lontana discendente.
foto di Giorgio Ratti
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