Donne nel Medioevo

Mulier , quae damnavit, salvavit!

 

Hanno toni da fiaba lugubre i cosiddetti  “secoli bui “, quelli medievali, perché parlano di tenebrosi castelli, di roccaforti dalle linee imperiose, di mura titaniche, di oscure segrete, di severi ponti levatoi, d’insidie nemiche, di sovrani bellicosi, di cavalieri duellanti, di sfide e tenzoni, di dame sospirose, di tristi menestrelli dalle parole alate, ed in generale il Medioevo, periodo compreso fra la caduta dell’Impero romano e la scoperta dell’America, è stato quasi unanimemente definito un periodo costellato di violenze, di barbarie e di superstizioni.
Fu nel Trecento, col distacco degli Umanisti dall’arte del loro tempo, chiamata “gotica”, barbarica, che si cominciò a parlare di Medioevo in termini negativi (fu  il Petrarca a definirlo periodo di  “tenebre”, dal quale si poteva uscire solo tornando al latino e ai canoni dell’arte classica), ma ormai sono definitivamente superati i preconcetti che hanno portato per così lungo tempo  a considerarlo soltanto teatro di lotte, saccheggi e guerre, successione infinita di papi, re ed imperatori, e concorde è la critica moderna  nel rilevarne, sottolinearne e rivalutarne,  tutto ciò che di spirituale, linguistico, letterario, artistico, politico, economico e sociale produsse in grande vitalità, dando vita, tra fermenti e contraddizioni,  ad una complessa civiltà, e consentendo lo sviluppo dell’umanità, p
erciò, pur se secolo non unitario, ma preparatorio agli splendori rinascimentali, è uno dei periodi più interessanti e controversi della Storia, italiana ed europea.
Artisticamente espresse, attraverso il gotico, valori estetici ed etici di grandissima levatura; filosoficamente raggiunse vette speculative incredibili; dal punto di vista economico attuò una ripresa che migliorò largamente le condizioni di vita; e per quanto riguarda i commerci s’incrementarono i viaggi ed i traffici dei mercanti.
Fu in quel tempo che nacquero le lingue nazionali, con le quali ancora ci esprimiamo, che sorsero le Università, centri fondamentali del sapere, allora come ora, che furono elaborati gli ordinamenti giuridici, che si estesero le città, che furono realizzati i massimi capolavori artistici, che si costituì la religione così come oggi la concepiamo, che furono poste le basi per la costruzione delle nazioni e dell’Europa come entità autonoma, con istituzioni politiche, economiche e culturali proprie, consentendo l’incontro fra i centri e le periferie, fra il mondo dell’Antichità classica e i popoli barbarici che ne vivevano ai confini, e che finirono per accedervi ed integrarvisi.
Ma anche in tanti altri aspetti reputati  minori si può ritrovare la continuità con quei tempi, come l’uso di certe erbe per curare dei mali che, allora scoperte, noi contemporanei ancora  usiamo; o il modo di festeggiare una ricorrenza o di manifestare certi nostri sentimenti; possiamo così, scoprire con stupore che quel passato “oscuro” continua a brillare ai nostri giorni e che il suo cuore antico  pulsa  oggi più vitale che mai.
Anche per quanto riguarda la donna assistiamo da qualche tempo ad  una riconsiderazione del suo ruolo; a lungo si è ritenuto che in quell’epoca storica, maschilista e misogina, in cui in generale era considerata inferiore all'uomo,  imprigionata negli unici due ruoli, in purezza o tentazione, di Maria o Eva, santa o peccatrice (san Gerolamo definì la creatura femminile “porta del demonio”,  Sant’Agostino la ritenne importante ai fini della riproduzione, San Bernardo raccomandò alle suore di evitare le donne che vivevano nel mondo secolare)  sarebbe stata particolarmente avvilita ed oppressa, ma ancora bene non sappiamo chi erano, come vivevano allora le donne, fino a che punto erano sottomesse ed emarginate, anche perché mancano gli scritti femminili ,e per le ricostruzioni ci si avvale delle fonti maschili, non obiettive, evidentemente,  in materia.
Alcuni studiosi ritengono che nell’Alto Medioevo ci fosse la totale sottomissione delle donne all’istituzione familiare, che poi nell’XI secolo le loro condizioni di vita migliorarono,  la loro vita si allungò e fecero il loro ingresso nell’attività lavorativa, ricevendo, così anche maggiore considerazione nella coscienza comune, ed anche nella letteratura  (si pensi alla tematica dell’amor cortese); altri, invece, sostengono che in tutto il Medioevo ci sia stata una continuità di idee ed atteggiamenti misogini, culminanti con gli inizi della "caccia alle streghe", vero e proprio massacro di donne.
E’ vero che nel Medioevo, sia in Italia che in Europa, la donna era essenzialmente una donna di casa, sempre in dipendenza dalla tutela di un uomo (del padre, del marito o dei parenti più diretti). Alle ragazze, che uscivano di casa nei giorni feriali, sempre con accompagnatrici anziane, unicamente per recarsi in chiesa, e  alle quali era permesso mostrarsi in pubblico soltanto nei giorni di festa o durante le cerimonie religiose, o in qualche altra rara occasione,  non veniva impartita  nessuna istruzione e neppure s'insegnava a leggere, privilegi concessi  solamente alle principesse e alle giovani incamminate a farsi monache,  affinché potessero recitare le preghiere sui libri, tutte le altre dovevano attendere, padrone e serve insieme, al
fuso e al pennecchio (così si espresse Dante, per bocca di Cacciaguida, nel XV canto del "Paradiso"), cioé alle occupazioni casalinghe, fare il pane, il bucato,  filare, cucire, tessere, ricamare, a tagliare lini e panni, affinché, una volta sposate, non si dicesse che  " venivano dal bosco",  secondo un'espressione del tempo.
La vita, l'educazione, il lavoro, erano finalizzati unicamente a preparare le giovani al matrimonio, perché le donne medioevali avevano solo due soluzioni: o il matrimonio o il convento.
Per quanto riguarda il matrimonio non avevano facoltà di scelta, era il padre a disporre, spesso combinandolo fin dall'infanzia, e assegnando una dote esigua  per conservare le avite ricchezze da destinare al primogenito, che avrebbe  perpetuato il nome della famiglia.
Nel, Medioevo, dunque,  la donna 
non prendeva parte alla vita pubblica, non poteva votare, non poteva possedere alcun bene materiale, era soggetta a pene corporali severe in caso di adulterio e diffusa era la prostituzione (ci pensò, poi, Federico II ad emanare leggi più clementi verso le donne), ma, nonostante ciò, splendide figure femminili autorevoli, dai molteplici ed enigmatici volti, regine, scienziate, poetesse, profetesse, mistiche, come  Trotula (sec. XI), Eloisa  (sec. XII), Ildegarda di Bingen (sec. XII), Beatrice di Dia (sec. XII), Maria di Francia (sec. XII)), Caterina da Siena (sec. XIV), riuscirono a ritagliarsi un loro spazio nella storia e ad emergere.
Molte delle scelte operate dalle donne medievali (la scelta stessa di entrare in convento che tante, provenienti da famiglie nobili e benestanti,  attuarono, fu spesso non per costrizione, ma perché offriva loro la possibilità d’istruirsi e diventare indipendenti, tanto che nei conventi molte badesse acquisirono autorità pari a quelle dei vescovi) furono, dunque, la manifestazione che  uscivano fuori dagli schemi in cui erano inquadrate e che, pur se non reclamavano la parità, sempre assoggettate all’uomo, riconosciuto superiore, come per Eloisa…ma solo per amore, per ubbidire al suo Abelardo (una tua parola è bastata perché mutassi anche il cuore; e con questo ho voluto dimostrarti che tu eri l’unico padrone non solo del mio corpo ma anche della mia anima), almeno riconoscevano la loro specificità.
Fu, così, che raggiunsero un notevole grado di emancipazione sociale e culturale e cominciarono a porre le basi per quelle rivendicazioni di parità e uguaglianza che fervono ancora oggi, per le quali ancora ci battiamo.

Francesca Santucci

Bibliografia essenziale

F. Bestini, F. Cardini, C. Leopardi, M.T. Fumagalli Beonio Brocchieri-Medioevo al femminile, Laterza, Roma- Bari, 1989.

Né Eva né Maria, a cura di Michela Pereira, Zanichelli, Bologna, 1981.

P. Arès- g. Duby- La vita privata dall’Impero romano all’anno ille, Edizione CDE S.p.a.Milano, 1987.

 La letteratura italiana, I, De Agostini, 2005, Milano.