Quel
malviver
ormai
appare
Poche
righe per dirti di
quel malviver che
ormai congenito mi
appare. Certo tutto
duole, ma dolor mi
porta, anche l’ardir
di dire a te, adorata
mia, del mio stato.
Quanto patir tu devi a
causa delle mie pene,
tu che sola puoi e sai
come coglier questo
lagnarmi in modo
serio; e se per vero
davver non fosse, io
certo ti direi
mentendo che rido.
Comprendi ti prego,
che non resisto e che
avvilisco sempre più,
nel buio nero io mi
trovo e tu sola sai
dar luce intorno.
Fredda è questa notte
che dona gelo al cuor,
cieca e sorda è pure
e nulla porta al
cospetto mio; solo
sembra voler infierir
ancor sul mio esser
battuto dentro, e mal
compreso fuori. Come
tinto di bello sarebbe
l’etereo miraggio
del dolce tuo sorriso,
basterebbe oppur
il semplice dono di
essere lasciato solo;
avrei luogo e tempo
per pensar senza udir
lo sfrigolio del mio
io che, inquisito in
errato modo
dall’ottuso, nei
propri limiti niente
comprende degli spazi
miei. Brucio dentro di
quel foco che la
passion mia ogni alba
accende ma che poi la
notte non estingue, e
brucio ancor più
avendo noto quel che
sarebbe se solo giusta
energia fosse ancora
in me. Questa è
l’energia che io ti
chiedo, dammi spunto
per farmi uscire dai
muri intorno, che qua
io non resisto. Parole
senza senso alcuno
accolgon sempre il mio
pensiero. Forse pago
colpe di un passato
fiero, di quando ero
capace di affrontar la
scena e dominar le
forze e trovar sorriso
e conoscer draghi e
valicare i monti e
camminar felice fin
sul molo per veder le
onde. Ora recriminar
il tempo andato certo
non aiuta e se passo
ore a contar pensieri
e additar ognun di
loro per fargli pagar
pegno, nulla solve ma
tutto bagna.
Una lacrima e un
pensier affoga, altra
lacrima e un desiderio
muore. Se devo
attender l’asciutta
del pozzo mio per
vedere vivo un
sogno… allor che di
sete il mondo muoia!
Egoismo certo, ma qual
incertezza io devo
ancora viver prima di
averti accanto?
Dimmi qual distanza
sia la giusta, perché
i battiti del cuor mio
sian complici dei
tuoi…
Forse questo è ciò
che vo cercando senza
lanterna per tornar
vivo a rimirar le
stelle e odorar le
rose; che allora due
mani in una sola
sapran cogliere per
davver.
Ecco cosa oso: dammi
luce, dammi speme, e
se il destin ciò non
vuole, taccio e di
respirar dimentico.
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