Quando non c'è energia, non c'è colore, non
c'è forma, non c'è vita
Non nasconde, Francesca Santucci, una spiccata
simpatia per il Caravaggio. Già nel saggio Il
volto del Gigante, pubblicato nel volume
Suggestioni e meraviglie, del 2009, e
ripresentato in occasione della manifestazione
“Bentornato Caravaggio 2012”, mostrava
interesse per la figura di questo artista, che
nel panorama della pittura del Seicento in
Italia si poneva - sono parole sue - come un
personaggio "esplosivo, geniale, solo": tre
aggettivi che ben ne individuano le
caratteristiche personali, artistiche e
biografiche, che l'Autrice ha ripreso ed
approfondito nel presente lavoro. Ma oltre che
nel saggio testé citato, lei stessa si era già
occupata del Nostro anche nel saggio Orsola,
nel volume Virgo virago, del 2008, e in altri
due saggi, il primo, dal titolo Il martirio di
Sant'Orsola. L'ultimo Caravaggio, e il
secondo, Natura morta e Caravaggio,
presentati all'evento ”Bentornato Caravaggio
2013”.
Francesca Santucci ha
fatto della "letteratura al femminile" il suo
cavallo di battaglia (non a caso gestisce
magistralmente un sito omonimo nella Rete) ed
anche quando l'artista, come quello oggetto di
questo scritto, non è "femminile", la presenza
femminile è tuttavia pregnante, direi che
nella fattispecie è decisiva, in quanto
ispiratrice non solo di capolavori ma anche di
passioni vitali. Donne modelle, muse
ispiratrici e amanti, ma anche donne
"istituzionali" nella vita dell'artista, come
la madre Lucia Aratori, o benefattrici come la
Marchesa di Caravaggio Costanza Sforza Colonna
o
Olimpia Aldobrandini, redentrice di prostitute.
Come in tutti i suoi saggi che ho avuto la
occasione di leggere, l'Autrice riesce a
rendere piacevole, con una scrittura piana e
scorrevole, con una cadenza quasi romanzata,
anche una materia non certo facile come la
critica d'arte, e soprattutto la rende
usufruibile anche da parte di chi non è
esperto nel settore.
Il saggio è articolato su nove tematiche
caravaggesche, organizzate cronologicamente,
da quella giovanile della buona ventura, a
quella ultima del martirio di sant'Orsola,
attraverso santa Caterina d’Alessandria, la
testa di Medusa, Giuditta e Oloferne, la morte
della Madonna, il seppellimento di santa Lucia
e Salomè con la testa del Battista.
Per ognuna di queste
tematiche viene fornita una nutrita serie
d'informazioni che riguardano le
caratteristiche fisiche dell'opera, la tecnica
di realizzazione, il suo inquadramento
storico-sociale, i personaggi che vi figurano,
le modelle che per alcune sono state
utilizzate (Fillide
Melandroni, Anna Bianchini,
Monica Calvi e Maddalena
Antognetti),
i precedenti artistici ed i succedanei della
tematica, con excursus non solo tra i
caravaggisti e post-caravaggisti, ma anche tra
gli artisti moderni. L'Autrice in modo garbato
ma efficace non trascura neppure i fatti di
cronaca, come la decapitazione di una ragazza
sedicenne accusata di aver ucciso il padre
violento e stupratore, Beatrice Cenci,
avvenuta a Roma nel 1599, di fronte a Ponte
Sant’Angelo, dopo che aveva subìto le torture
degli sbirri di papa Clemente, descrivendoci
con tratti sapienti il mesto corteo notturno
dei romani che portavano fiori e candele sul
luogo dove era stata esposta la sua testa
mozzata, evento che avrebbe ispirato, oltre a
quelle pittoriche (e - ci suggerisce l'Autrice
- anche la caravaggesca figura di Giuditta in
Giuditta e Oloferne), opere letterarie,
musicali, teatrali e cinematografiche. O
ancóra la vicenda di Fillide (una delle
modelle di Caravaggio) che da cortigiana
diventò onesta e poi, giocoforza, di nuovo
cortigiana essendo stata cacciata da Roma
quando stava per sposare il ricco Giulio
Strozzi.
Ma, come in tutti i
saggi di Francesca Santucci, si individuano
anche qui argomenti trasversali alle varie
tematiche trattate. Ad esempio la Roma della
Controriforma, con la prostituzione diffusa,
l'Ortaccio di via Ripetta "covo di donne e
uomini di malaffare", un excursus sugli
zingari e sulle ragioni per cui erano malvisti
(giova ricordare che la parola "zingaro"
deriva dal greco athinganos "intoccabile"),
oppure ampie descrizioni sulla vita e sulle
opere di altri pittori caravaggisti, come
quelle relative ad
Artemisia Gentileschi e a George de La Tour. E
poi gli spostamenti di Caravaggio da Milano a
Roma, a Napoli, a Malta, a Siracusa, con le
diverse ispirazioni che dai varî luoghi e
dalle varie situazioni gli derivarono e gli
accadimenti personali che si verificarono,
senza tuttavia insistere morbosamente sulla
"vita privata" del pittore, cosa che invece
caratterizza spesso lavori consimili: non
viene, ad esempio, affrontato il tema della
(presunta) omosessualità di Caravaggio, cosa
che, in linea con il "politicamente corretto"
di oggi, sembra stare a cuore, più del fatto
artistico, a molti critici d'arte.
Naturalmente, non mancano i riferimenti
letterari ad autori del tempo che hanno
parlato di Caravaggio (primo fra tutti, Giovan
Battista Marino), i giudizi critici, i
riferimenti letterari ad opere in cui sono
stati trattate le stesse tematiche delle opere
descritte. Il tutto, corredato da utili note e
da una ricca bibliografia, fa di
quest'ennesimo lavoro di Francesca Santucci
una lettura decisamente utile e piacevole ...
da non perdere.
La mia formazione accademica (filologia), i
miei studî (dialettologia e cultura materiale)
e il mio lavoro (traduttore commerciale) mi
tengono lontano dalla pittura e dalle arti
plastiche e figurative in generale, e sono
perciò grato all'Autrice per avermi dato
l'occasione di rispolverare e approfondire
conoscenze sul Caravaggio che datavano a circa
cinquant'anni fa, al tempo delle lezioni di
storia dell'arte al liceo classico della
Spezia. Ed ovviamente, ciò premesso, invito
chiunque legga queste brevi note a
considerarle non un giudizio critico ma un
parere epidermico e spassionato di un
appassionato lettore.
Piergiorgio Cavallini - La Spezia, 28 luglio
2014