Il
perduto amore
Avviluppato,
Ulisse, al tronco della nave saldo,
sordo
ai richiami, contro il plumbeo cielo il
vólto vòlto,
gli
occhi neri di brace serrati ostinati, la voce e il canto
e
le preghiere finalmente udì, echi distinti tra fragori
roboanti
d’ onde torbide e fangose. Parlò la sirena,
lenta
all’acque sillabò e al cielo e alle lontane terre:
Parthenope, io fui, prima di sprofondare.
A te il mio cuore offersi, non lo dimenticare!
E
il capo reclinò, e il mare su di sé richiuse
e
allora il capitano i lacci sciolse e attonito ristette
e
sbalordì, fisso lo sguardo vacuo al tumulo
marino,
sigillo eterno del perduto amore.