Prefazione
Bartolomeo Colleoni trascorse gli ultimi anni
della sua vita nella quiete del castello di
Malpaga, nei dintorni di Bergamo, da lui fatto
costruire poco distante dall'altro suo
castello, quello di
Cavernago.
Nel romanzo s'immagina che ritrovi un vecchio
manoscritto nel quale, da giovane, ha
annotato stralci dell'avventurosa relazione
con la regina di Napoli.
Gli intenti del romanzo sono duplici: il primo
è quello di restituire dignità alla figura
della regina, giudicata incapace di governare
perché frivola e dissoluta mentre, in realtà,
il regno di Napoli era ingovernabile per cause
estranee alla sua volontà ed antecedenti alla
sua ascesa al trono; il secondo è quello di
offrire del Colleoni non l'immagine consueta
dell'eroico condottiero che tutto pone al
servizio delle armi, ma quella dell'uomo
capace di abbandonarsi al sentimento d'amore
nonostante viva in un periodo crudele
d'intrighi, tradimenti e lotte faziose.
Per questi motivi mi sono compiaciuta di
ammantare di un velo romantico quella che la
stessa Storia, non senza nutrire dubbi,ha
voluto tramandare come una squallida relazione
tra una regina anziana ed amorale ed un
giovane suddito con pochi scrupoli.
La narrazione si colloca tra il 1421 e il
1427, anni in cui effettivamente Bartolomeo Colleoni militò nell'esercito di Giovanna II e
dei quali si hanno scarse notizie sugli
avvenimenti personali di entrambi i
personaggi.
Nulla vieta alla fantasia d'immaginare che i
fatti si siano svolti effettivamente come
narrati nelle pagine che seguono.
cap.I
Ho trovato questo vecchio manoscritto nella
sala verde, dove solevo leggere e meditare sui
piani strategici per le battaglie della
Serenissima... Questo tanto tempo fa!
Mi sono liberato di paggi e servitori, ho
congedato il mio compagno di cavalcata e sono
qui, sulla torre del castello che guarda
Bergamo da lontano, per far rivivere i
fantasmi del passato.
L'aria fresca di settembre non è l'ideale per
la mia salute, di nuovo malferma dopo il
viaggio compiuto a Loreto per ringraziare la
Madre Celeste della clemenza nei miei
riguardi, ma è così dolce contemplare i colli
dell'amata città, quando lo sguardo si distrae
dalla lettura indisturbata di queste antiche
pagine.
Datano "1421-1427". Chi ero? Dov'ero? Cosa
facevo in quel tempo lontano? Ero già armiger
famoso, condottiero abile ed astuto? Servivo
Venezia o Milano, oppure già m'adopravo per il
regno di Napoli?...Napoli, la città ammaliante
come la bella sirena Parthenope da cui prese
il nome, l'abbagliante perla adagiata in un
mare di smeraldo, rilucente contro un cielo
eternamente turchino...Napoli...
La memoria ora mi tradisce, impedendomi di
collegare gli avvenimenti con la velocità di
una volta, ma non posso pretendere troppo da me
stesso.
Ho quasi ottant'anni, una vita lunga per un
uomo del mio tempo, perciò la memoria è
ricoperta di ruggine, come le armature, gli elmi
e gli scudi che conservo gelosamente, testimoni
delle mie glorie e dei miei trionfi passati.
Bisogna che sfogli in fretta questo
manoscritto, se voglio ottenere le risposte ai
mille interrogativi che mi hanno assalito
all'improvviso. Ma devo fare molto in fretta, il
tempo sfugge...Potrebbe non bastare.
Orsù, Bartolomeo, calma il tremito della mano e
sfoglia la prima pagina.Tremi al pensiero dei morti tu che non hai mai
tremato al cospetto dei vivi?
(continua)
(romanzo premiato con targa al 1° Premio di
Narrativa Lombarda, comune di Endine Gaiano,
1988)
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