Un detto
locale afferma che la città di Cremona deve la sua fama alle tre T:
il Torrazzo, torre civica e campanile della cattedrale, il torrone, il
tipico dolce natalizio, e il tetazz, il
seno fiorente delle sue donne.
Ed in effetti la fama pare proprio essere ben meritata, però questa
bella cittadina di origine romana, situata in una terra di confine, fra
la Lombardia e l’Emilia, oltre a quelle citate, ha numerose attrattive
ugualmente interessanti.
Il simbolo della città è proprio il Torrazzo, il campanile più alto
d’Italia, con i suoi 111 metri d’altezza sul quale spicca un
orologio astronomico del XVI secolo; costruito per scopi militari verso
la fine del XIII secolo, fu ricostruito nel Trecento, appunto come
campanile. Attraverso una lunga salita di 487 scalini si può
raggiungere la cima e da qui dominare l’intera città.
Percorrendo la loggia della Bertazzola dal Torrazzo si arriva poi al
Duomo attiguo, con eleganti forme in stile romanico, al cui interno si
trovano affreschi cinquecenteschi rappresentanti storie della vita di Gesù e della Madonna, opera di artisti vari tra i quali il Pordenone e
il Romanino, ed anche stupendi arazzi fiamminghi del XVII secolo.
Per chi ama l’esplorazione storica ed artistica non può, infine,
mancare la visita al Battistero, pure in stile romanico, al cui interno
si trova un fonte battesimale del Cinquecento; sulla sommità della
cupola è collocata una statua trecentesca in bronzo raffigurante
l’angelo con la croce.
Cremona è famosa anche per essere la capitale delle liuteria; infatti
qui ancora oggi sono numerosi i laboratori dove si costruiscono e si
riparano strumenti a corda, perciò la visita alla città non può
terminare senza andare al Museo Stradivariano, dedicato ai grandi della
musica e della liuteria, e senza fare un salto nella sala dei Violini,
ospitata dal palazzo del Comune, un tempo palazzo dei Ghibellini, dove
sono conservati quattro tra i più celebri prodotti della liuteria
cremonese: il violino di Carlo IX di Francia del 1566, opera di Andrea
Amati, l’Hammerle del 1658 di Nicolò Amati, il Cremonese di Antonio
Stradivari del 1715 e il violino di Giuseppe Guarnieri del Gesù del
1734.
Vanto della gastronomia locale è poi il torrone, dolce tradizionale
ottenuto dalla sapiente amalgama di albume d’uovo, zucchero, miele,
mandorle e nocciole, le cui origini nobili risalgono ai tempi delle
corti e dei signori, e che pare sia comparso per la prima volta al
banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, celebrato
a Cremona nel 1441.
Si narra che la sposa, oltre ai gioielli e alle vesti, portasse in dote
anche la città di Cremona, di qui la necessità di elaborare una
specialità gastronomica che la rappresentasse degnamente. Nacque così
questo nobile dolce, fedele riproduzione del simbolo cittadino, cioè il
Torrazzo o torrione, di qui il nome torrone.
Il torrone di Cremona fu subito gradito, a tal punto che, su richiesta
dei convitati, ne fu iniziata immediatamente l’esportazione. Ma
Cremona non ha solo il torrone, la sua cucina, pur mancando di una
cucina propria e prendendo spunto da quella delle terre confinanti, ha
altri prodotti tipici come la mostarda, salsa composta da pezzi di
frutta candita, sciroppo zuccherino e senape, ottima per i bolliti e gli
arrosti; ed ancora il salame, al cui impasto viene aggiunto sale, aglio
e vino rosso tipo Barbera, l’eccellente cotechino stagionato e poi
famosa è la sua produzione di provolone, burro, mascarpone e grana di
ottima qualità.
Ed io credo che non si abbia proprio nessuna difficoltà ad ammettere
legittima anche la fama della terza T se consideriamo di quante
leccornie si cibino fin da piccole le belle donne di Cremona.