Il cielo su di me

 

Mia cara,

oggi osservo un cielo animato da nuvole vaganti, che a tratti si mescolano con piccoli sprazzi azzurri. Sembra di vedere Mastro Luigi, il pittore, che di affrescare forse una volta di chiesa o forse la sala da pranzo del Signor Conte ha ricevuto ordine e allora, con consumato mestiere, prepara la tinta  mischiando lentamente nuvole e tempera blu, quasi che poi, con un’unica passata, egli possa stendere un ciel già approntato. Laggiù, sulla diritta, una nuvola brontolona e gonfia d’ira litiga con la vicina che arcigna le si avvicina e si protende con minaccioso agire. Spero solamente  che i problemi di lor signore non portino scompiglio alle mie rose...
Penso a quanto diverso sia lo scorrer della vita oltre il grigio muro, che confine è, della la mia isola. Ed io immagino quei piccoli individui, indaffarati e presi, che vanno per la via con piè veloce racchiusi in sé, a difendersi gli uni dagli altri, occhi abbassati e cuori pensanti al fuggir del tempo. Se poi uno di loro alza lo sguardo al cielo è solo per farlo seguitare da sorda imprecazione rivolta all’incalzante autunno che già occhieggia. Piccole isole che si evitano e che si allontanano dallo spirito del godere dello spettacolo che mano amica senza chieder pegno alcuno ci regala. Nella mia isola con sorriso aperto accolgo e godo di simile recita naturale che mai permette all’occhio di tralasciare giuochi di colori e luci che si rincorrono con ampi gesti, quasi ad accogliere il desiderio di vedere creato un mio disegno.
Quasi quasi, se di poesia sapessi scriver veramente, alcuni versi potrei tentare…


Par che in ciel
man di pittor amica
abbia tinto ogni
desiderio mio
di veder viver sogni...

Ma quale presunzione dall’animo mio dovrebbe aver luce per poter assurgere a tale altare?
Il mio occhio scende e del tempo andato m’avvisa, per cui ripongo il sogno e salto il muro per diventare anch’io piccolo uomo che veloce deve andare.

 







 

.