|
Terra che il Serio bagna e il Brembo inonda
che monti e valli mostri a l'una mano
ed a l'altra il tuo verde e largo piano
or ampia ed or sublime ed or profonda.
(Torquato Tasso)
Quando arrivai a Bergamo io, ragazza del sud, volevo scappar via,
ritornare nella mia città, Napoli, perché il cielo era grigio di nebbia e non
azzurro, perché c'erano le montagne e mancava il mare, perché d'inverno
faceva tanto freddo e la città era troppo silenziosa.
Poi cominciai a girarla in lungo e in largo, fuori e dentro ai borghi, la
città, i dintorni, le valli, i laghi, le montagne, in moto, in auto, a
piedi, spinta dal bisogno di conoscerla.
E scoprii il fascino della nebbia che sale dai campi umidi ad avvolgere
come un velo la natura, la bellezza delle Prealpi che si stagliano blu
contro il cielo turchino liberato dal vento del föhn, e quello delle tre
valli, la Brembana, la Seriana, l'Imagna, inondate nei giorni della
primavera da primule gialle, narcisi e ciclamini selvatici, lo splendore
dei laghi del colore dello smeraldo e dei fiumi che si snodano come nastri
argentati, la suggestione degli antichi castelli di
Malpaga
e Cavernago,
l'atmosfera magica che la candida neve e i merletti delle gelate imprimono
al paesaggio invernale, e quella del Natale, con gli alberi addobbati
all'esterno (perché qui l'usanza vuole che si facciano nei campi, nei
cortili, nei giardini), che conferiscono al paesaggio l'aspetto d'un bianco
presepe, e scoprii anche, con piacere e stupore che, in ere lontanissime,
qui il mare ci arrivava.
Bighellonai per Bérghem de hura (di sopra) e Bérghem de huta (di
sotto), per la città bassa e per la città alta, sostando spesso in Piazza
Pontida, dove ha sede l'antico Ducato, che ancora oggi si preoccupa di
conservare e valorizzare le tradizioni bergamasche con manifestazioni
artistiche e culturali, e feci un salto, per vedere cosa ne fosse rimasto,
all'Antica Osteria dei Tre Gobbi, dove un tempo si fermava
Gaetano
Donizetti, per
gustare gli ottimi pasti preparati con maestrìa dall'oste Bettinelli. Poi
percorsi via XX Settembre, il Sentierone, un lungo viale lastricato, in
origine parcheggio dei cavalli, ma, fin dal 1621, luogo di passeggio tipico
dei bergamaschi, con caffè ed eleganti negozi, visitai l'antichissima
Chiesa di San Bartolomeo, il teatro Donizetti con il monumento dedicato al
famoso musicista, il celebre Monumento al Partigiano di Manzù e
l'Accademia Carrara.
In lenta passeggiata arrivai sugli spalti di Sant'Agostino e spaziai con
lo sguardo sui campi sottostanti, infine raggiunsi Piazza Mercato delle
Scarpe e, percorrendo la caratteristica stradina medievale, stretta e
tortuosa, approdai alla Rocca, che ospita il Museo del Risorgimento, dov'è
possibile trovare anche documenti riguardanti il famoso pilota bergamasco:
Antonio Locatelli.
Passando per gli antichi palazzi delle più nobili famiglie locali,
visitai il Palazzo della Misericordia (che ospita il Museo Donizettiano
con la raccolta di strumenti, spartiti e documenti appartenuti al grande
maestro), Piazza Vecchia (dove si trovano il Palazzo della Ragione, la
settecentesca Fontana del Contarini e la Torre Civica, con il Campanone, sulla
quale si arriva in ascensore), la Chiesa di Santa Maria Maggiore (con il
confessionale dell'abile scultore e intagliatore Andrea Fantoni e il
monumento sepolcrale al Donizetti) e la Cappella Colleoni, tomba del
glorioso capitano di ventura Bartolomeo Colleoni, grande condottiero e
uomo generoso verso i suoi concittadini. E spesso mi recai sul colle di
San Vigilio, dove ci si può perdere tra i campi ed il cielo, allungando lo
sguardo verso l'infinito paesaggio.
Ed amai Bergamo, la riservatezza del suo popolo, e persino la ruvidezza
del dialetto che tanto mi meravigliava, inizialmente, per quella
sovrabbondanza di suoni chiusi e cupi.
Mè te ole pròpre amò tat bé ma te gna 'mpò per mé.
Che
lingua è? Sì, è bergamasco. Cosa significa? "Io ti voglio bene assai ma
tu non pensi a me": è il ritornello della celebre canzone napoletana la cui
melodia è attribuita proprio ad un famoso figlio della terra bergamasca,
Gaetano Donizetti.
Bisogna proprio visitarla questa romantica città del nord che ha origini
antichissime, fondata nel 1200 da una tribù di Liguri che la chiamò
Barra. Furono i Celti, successivamente, a denominarla Bérghem,da bergh
(monte) e hem (abitazione); ancora oggi nel dialetto locale
Bergamo si chiama
Bérghem.
Nonostante la presenza massiccia dell'uomo sul territorio è possibile
rinvenire scorci naturali d'intatta bellezza e la città è ancora
vivibile e a misura d'uomo, ben inserita nel circuito culturale ed
impegnata nella valorizzazione della sua città con la promozione
d'importanti mostre artistiche, come quelle recenti di Moroni, Lotto,
Baschenis
e Caravaggio e l'ultima, "La luce del vero", con
opere di Caravaggio, Rembrandt, La Tour e Zurbaràn.
(articolo pubblicato
sull'Eco di Bergamo del 29 novembre 2000)
da leggere anche:
Napoli
Bergamo luoghi e personaggi
|
|