Dancing in
the rain
Chi me le mise
in bocca
quelle parole
d'augurio
d'un grande
amore?
Sotto la cupola
nera dell'ombrello
dovette
esplodere
qualche buia
saetta
se chi le
pronunciò ne fu colpito,
se gli tornarono
indietro
come dirette a
sé stesso,
se ne fu
benedetto.
Felicità non
sperata
Felicità non
sperata,
venuta
all'improvviso!
Come, quando,
perché?
La mente
incredula cerca.
Fu quell'augurio
detto
sotto una
pioggia dirotta,
a un volto
intenso, a un'anima
segretamente
spiata
(un volto aperto
al sorriso
benché prossimo
al pianto)
m quella frase,
quel viso?
Trascorsero
giorni, parole
che
racchiudevano inviti,
pensieri che
forse si cercavano
a mezza strada,
ad un bivio,
in un paesaggio
sognato.
La mente cerca,
testarda,
vuol risalire
alle origini.
Felicità non
sperata,
fiorita
all'improvviso
Come, quando,
perché?
fu una parola,
un sorriso?
Febbre
incendio trono vento
Può arrivare,
inatteso, violento
come il febbrone
infantile
che bruciava la
gola e massacrava
ogni parola che
azzardavo.
È arrivato,
inatteso, violento
l'incendio.
Chi è che regna
al mio posto,
chi ha usurpato,
il mio trono?
Re Lear vagava,
diventato folle,
preso a spinte,
buttato a terra dal vento.
La
lontananza da lei
La lontananza da
non si misura in
chilometri,
in ore di
macchina, di treno;
è in crampi allo
stomaco,
in fìtte al
cuore,
giornali letti,
bicchieri bevuti.
La lontananza è
questa
saliva amara,
notturna
insonnia,
meridiana
sonnolenza
eppure il nostro
è un amore felice.
Non ci sono
steppe ne montagne
Non ci sono
steppe
né montagne
e valli e fiumi
fra di noi,
solo binari di
metallo
e stazioni
intermedie
prigionieri ci
tengono
tempo e doveri,
ci incalzano
coi loro aspetti
arcigni,
ci ammoniscono.
I treni, i
treni!
I treni, i
treni! Ci uniscono,
ci dividono.
Questo è un ritorno.
Ti vedo ancora
che saluti
dal finestrino,
e già esorcizzo
la malinconia
che sta salendo.
Fingo di leggere
il giornale, di guardare
il paesaggio. Un
banco di nebbia
mi rende miope.
Un tunnel
mi toglie del
tutto alberi e colli,
campi e casali
abbandonati
Ci siamo detti
il dicibile
con le parole di
fiato. Il di più,
l'indicibile,
circola ancora nei fiumi
e nei rigagnoli
del corpo,
nutre la mente
insaziata, mai sazia.
Com'è bella,
mi ripeto
Com'è bella, mi
ripeto,
com'è bella!
mentre scendo
con cautela i
tre gradini
di ferro del
vagone,
e tengo stretta
la valigia
perché non
sbatta e impacci
le ginocchia
dolenti;
la vedo così
bella, così giovane
che aspetta
innamorata
proprio me,
proprio me!
Sei qui,
davanti a me, su questo treno
Sei qui, davanti
a me, su questo treno,
e io ti guardo e
sorrido beato
solo perché
viaggiamo insieme.
E i tuoi occhi
m'interrogano, m'interrogano,
vorrebbero
sapere da me tutto di me,
anche ciò che
non so, che non intendo
io di me stesso,
che so solo questo
che sono colmo
di pensieri e affetti
confusi insieme,
come un santo ubriaco.
Che cos'è l'anima?
Che cos'è
l'anima?
arduo
concetto:uno stato del corpo?
una sua strana,
arcana
modalità.?
La svela il
barbaro
amore,
coi sintomi,
l'effetto
sul respiro,
nel petto,
è quest'affanno,
quest'orgia di
pensieri,
questo stretto
corpo a corpo
notturno
coi guanciali
nel letto.
L'isola che
non c'è
Che cosa c'era
di così bello su quei colli
in mezzo a
quegli alberi e cespugli,
agavi, pini,
mirti, ulivi, glicini,
di tanto arcano
o diverso
da altri simili
luoghi di vacanze?
Intanto era
d'ottobre, fine mese,
nessuno in giro,
case vuote, un gatto,
foglie gialle
dovunque, l'usuale parata
di fiori e
frutti autunnali.
Che cosa c'era,
dunque, di così alto e gaudioso
in quella
mini-villetta dove due,
destinati dal
Caso e benedetti,
danzavano nei
loro avvitamenti,
e lei si apriva
al suo goloso ardore
con la sorpresa
e i turbamenti di una vergine.
Da quanto
lontano veniva la loro fame d'amore,
quanti anni e
decenni erano occorsi
per ritrovarsi,
per riconoscersi?
Densità e
leggerezza navigavano insieme
nel cielo
azzurro striato di nuvole,
le strade
affannose risalivano i colli,
recitando le
loro litanie: limone, ulivo,
pelargonio,
nespolo, eucalipto, lantana,
e giù, lontano,
il mare che scandiva
il ritmo al loro
fiato e ai movimenti
mentre tornava a
vivere di lui .
la parte più
devota alla natura.
Che cosa c'era
di così arcano su quei colli,
di così alto da
scalzare l'ordine
consueto del
tempo, sembrava dirlo
da sua selva
oscura, coi suoi fiotti di miele
la sacra Mater,
e là di fuori il misterioso popolo
dei licheni, e
le alucce delle piccanti zanzare,
e le arche dei
santi futuri. «Vedi? -
mormoravano in
sogno - c'era davvero,
noi l'abbiamo
trovata, l'isola che non c'è».
Cronache
(dove chi come quando perché )
Domenica
mattina, primi giorni
di primavera,
litorale adriatico.
Passeggiamo
tenendoci per mano.
suole affondano
nell'umida sabbia,
il cuore è
allegro, intorno aria di festa.
Laggiù, oltre il
molo, spuntano vele
da diporto, al
centro, un vecchio asciutto
manovra con
sapienza un lungo filo
con undici
aquiloni allineati: li alza
e li fa scendere
in picchiata, li volteggia
in eleganti
ghirigori. Più in alto,
gabbiani
gareggiano col vento. Una folata
mi sospinge fra
i piedi un foglio di giornale;
ne occhieggio il
titolo: sopra altre sabbie,
undici giovani
in una camionetta
saltano in aria
su una mina. Stretta
all'aorta. Ma
lei mi bacia e io torno felice.
Turpe
senilis amor (Ov)
No, Ovidio,
erravi,
non ne avevi
esperienza,
quando si è
amati è senza
spregiativi ed
età:
nudo e trepido
amore.


