Venerdi' Santo

di Fausto Maria Martini

(1886-1931)

 

Nulla, credi, è più dolce per i nostri

occhi di questo giorno senza sole,

con i monti velati di viole

perché la primavera non si mostri...

 

Venerdì Santo! E ieri sera tu

ti rimendavi quest'abito, tutto

grigio, un abito come a mezzo lutto

per la morte del povero Gesù...

 

Traevi dalla tua cassa di noce

qualche grigio merletto secolare:

così vestita, accoglierà l'altare

la buona amante con le mani in croce...

 

Prega per me, prega per te, pel nostro amore,

per nostra cristiana tenerezza,

per la casa malata di tristezza,

e per il grigio Venerdì che muore:

 

Venerdì Santo, entrato in agonia,

non ha la sua campana che lo pianga...

come un mendico, cui nulla rimanga,

rassegnato si muore sulla via...

 

Prega, e ricorda nella tua preghiera

tutte le cose che ci lasceranno:

anche il ramo d'olivo che l'altr'anno

ci donò, per la Pasqua, Primavera.

 

Quante volte l'olivo benedetto

vide noi moribondi nel piacere,

e vide le nostre due anime, in nere

vesti, per noi pregare a capo al letto!

 

E pregavamo, come se morisse

qualcuno: un poco, sempre, morivamo:

Ma sempre sull'aurora nuova, il ramo

d'olivo i liei amanti benedisse!

 

Ora col nuovo tu lo cambierai:

anche devi pregare per gli specchi

velati, per i libri, per i vecchi

abiti che tu più non vestirai...

 

E' sera: un riso labile si perde

sulle tue labbra, mentre t'inginocchi:

io guardo, dietro la veletta, gli occhi...

due perle nere in una rete verde.