Tu sai

Mia cara,

tu sai come sarebbe nel gradire il farti sapere attimo per attimo dove il mio pensiero sia volto, e sai pure come quanta parte la tua presenza ha nel condizionare il correre delle mie ore…
Conosci pure quanto i palpiti del cuore siano di così tanta forza che a volte mi soffermo a vedere se anche il petto davver mostri tal movimento.
L’autunno incalza, e la campagna assume colori che donano gioia all’occhio di chi attento osserva e, al tempo stesso,  sembrano essere l’ultimo canto volto al cielo per chiedere di fermare il tempo,  allontanar l’inverno che metterà il mondo in apparente stato di gelida indifferenza.
Svegliarsi al mattino, e oziare al piacevole calore di coltri morbide che hanno con me condiviso sogni ed agitazioni notturne, è tanto bello quanto gratificante, e dona tempo per volgere il primo pensiero al ricordo del dolce volto che sorridente vidi quella mattina accanto a me, sorridente come la luce che, filtrando dalle pesanti tende rosse, annuncia al mondo gioia e desiderio di vita. Qual momento migliore per portarti a passeggiar per sentieri al limitar dei campi, ove il lavoro alla semina volge, fino a raggiungere la collina, quando ci accoglieranno tralci e pampini rossi e gialli che, guerrieri ancora sonnolenti  avvolti dalle ultime brume mattutine, ci annunceranno decisi d’essere dell’autunno guardiani ed emissari. 
Intanto il sole, con la sua forza, nostra amica, accogliendo le nostre suppliche intiepidisce l’aria intorno, e con le sue carezze mette in fuga quei piccoli brividi che ci avevano fatto sorridere come fanciulli che, disubbidendo, avevano per l’apposta trascurato abiti adatti. 
Col solare bacio sui volti,  seduti su quel vecchio tronco, osserviamo la valle che ancora sonnecchia nell’ombra della foschia, mentre già ci rincuora il blu del cielo, che a noi fa meraviglia sempre diversa ad ogni sguardo a lui volto.
Lasciamoci avvolgere da questo silenzio di colori e vita, e, scambiando solo un’occhiata di complicità, ecco ci pare che questo sia il luogo adatto a donar libertà di pascolo a sogni, pensieri ed emozioni pure, senza timor che il triste ed il grigio ne intacchino l’essenza.
Porgo a te, e alla comprensione tua, tutto ciò che dello scriver mio non sarei abil a mostrar, e quanto ho in me ora è anche invidia per questa carta che, dal tocco delle tue mani, e dallo scorrer degli occhi tuoi, grazia massima riceverà.
Il rumor dei passi del giorno mio suona come l’andar del tempo che immoto giace intorno, ed è come aver arcigna mano a tender ferree catene ai polsi miei. Solo l’umil sguardo mio imprigiona ciò che dalla finestra osservo e a te io rivolgo come un dono.
Ma tu sai come e cosa spero, tu sai la forza del mio credo che, dell’inseguir l’attimo reale per uno sguardo tuo, ha fatto di te l’unico desiderio mio.
Il giorno corre, inseguito dalla notte che fredda arriva, a me rimane solo questo navigar tra stelle che mi fa sentir perso, mentre già quel sentor di pianto appare a disturbar l’animo mio.
Ma devo star sereno per non mostrare a te cruccio, che appannar potrebbe lo scintillio di quel cielo terso che dalla stanza tua ogni notte ti conosco assorta a rimirar.

 

 

 







 

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