Francesca Santucci

Teodora

(500-548)

(Francesca Santucci, IL FOGLIO, maggio 2004,  estratto)

 

 

L'unica raffigurazione che abbiamo di Teodora, nome che in greco, significa "dono di Dio", la sovrana d'Oriente  di eccezionale bellezza, affascinante, intelligente, astuta, insieme a Cleopatra la donna più amata e odiata dell'antichità,  sottoposta alle maldicenze degli storici , soprattutto del cronista  Procopio che, spinto dal livore per l'esclusione dal palazzo, più di ogni altro la denigrò, proprio perché le società del tempo non tolleravano le donna-protagoniste, è quella nel mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna.
E' ritratta bella e altera, con la pelle chiarissima, gli occhi grandi e profondi, le labbra rosse, in testa un copricapo riccamente adornato e intorno al collo, lungo e sottile, una preziosa collana; lo stesso Procopio la definì bella, spiritosa, salace, fornita di accesa sensualità.
Dopo cinque secoli continua a rimanere un mistero come, l'umile figlia di un guardiano di orsi, con un oscuro passato, di attrice in una compagnia di mimi e,  secondo alcuni, anche di prostituta, sia riuscita ad ascendere al trono imperiale di Costantinopoli.
Teodora nacque nell'anno 500. Suo padre, che svolgeva l'umile mestiere nell'Ippodromo di Costantinopoli, ben presto morì e, insieme alle due sorelle, Teodora rimase affidata alla madre. 
Bellissima e irrequieta, nella prima  adolescenza  intraprese la carriera di attrice mimica, che poi abbandonò intorno ai diciotto anni, per un uomo potente, Ecebalo di Tiro, governatore della Pentapoli, convinta di poter realizzare insieme a lui un futuro diverso, ma l'uomo non si rivelò all'altezza delle sue aspirazioni e, quando lui la lasciò, decise di  realizzare da sola il suo sogno.
Da quel momento in Teodora iniziò ad attuarsi un cambiamento, rivelando una forza intellettuale notevole che le consentì di distinguersi nella cultura bizantina dell'epoca.
Si avvicinò al mondo religioso e teologico dei monosofiti e in Egitto  entrò in contatto con il vescovo Timoteo e il teologo Severo, con i quali cominciò a disquisire sui grandi temi culturali dell'epoca, soprattutto sull'incarnazione del verbo, e sull dilemma che da sempre divideva il mondo cristiano, cioè se la natura di Dio fosse soltanto divina o anche umana, suscitando, così, ammirazione e rispetto,   e conquistando una sorta di aura di santità. 
Celebrata come  "pia", cominciò, allora, a viaggiare in compagnia  dei prelati del sinodo di Alessandria, sempre ricoperta di rigorose vesti e copricapo neri.
A 22 anni, completamente trasformata, placata negli entusiasmi giovanili,  tornò a Costantinopoli, e qui , con l'aiuto di Macedonia, un ballerino di Antiochia, e col sostegno della compagnia degli Azzurri, riuscì a conoscere  Giustiniano (allora  ancora console dell'imperatore Giustino, suo zio ),  che aveva vent'anni di più e che fu acceso di ardente passione fino al punto di volerla sposare.
Pur avendo idee divergenti, ad esempio Teodora era monosofita, credeva nella natura esclusivamente divina del verbo,  ed era di estrazione mediterraneo orientale e di cultura greca, invece Giustiniano  non credeva alla natura divina, parlava latino ed era più proteso verso l'Occidente, entrambi già guardavano al mondo medievale ed insieme costituirono una coppia unica nella storia.
Teodora era una donna dell'antichità, non auspicava la liberalizzazione delle donne, era convinta dei ruoli di moglie e madre nella famiglia, dunque è impossibile scorgere in lei  una protofemminista, eppure influenzò fortemente il marito riuscendo a far emanare delle leggi che le favorirono, come l'eliminazione delle prostitute dalle strade e il riconoscimento del diritto di entrare nell'asse ereditario.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 548, dopo vent'anni di trono, su Teodora scese l'oblio, ma solo perché lo scrittore Procopio non fu tradotto fino al XVII secolo; da allora in poi non si è più smesso d'indagare sulla donna umile e povera che seppe assurgere al ruolo di  sovrana e che, con la sua intelligenza e la sua energia,  esercitò positiva  influenza sul marito, contribuendo a regalare  all'impero orientale il periodo più splendido del VI secolo.

 Francesca Santucci