Senilita'

di Italo Svevo

 

 

A trentacinque anni si ritrovava nell’anima la brama insoddisfatta di piaceri e d’amore, e già l’amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di se stesso e della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per esperienza.
Il mondo borghese di Trieste è lo scenario della storia d’inettitudine, velleità intellettuali frustrate e crisi di fronte alla realtà, nel romanzo Senilità, in un primo tempo intitolato Il carnevale di Emilio, vicino alla letteratura analitica, pubblicato nel 1898.
Narrato in terza persona, è concentrato sulle vicende personali di Emilio Brentani, un intellettuale trentacinquenne fallito, costretto a ripiegare sul mestiere di impiegato, ozioso e sognatore, distante dagli eventi e dalle cose che, non sapendo accettare la vita, evade nel sogno, un "inetto" afflitto da un sottile male di vivere: il precoce senso di senilità psicologica che lo porta a vivere come un vecchio inerte.
Emilio s’innamora della volubile ma vitale Angiolina, dalla prorompente giovinezza morale, portata a vivere in naturale abbandono l’istintiva sensualità e, pur avendo subito chiarito quale sarà il posto della donna nella sua esistenza, Mi piaci molto, ma nella mia vita non potrai essere giammai più importante di un giocattolo. Ho altri doveri, io, la mia carriera, la mia famiglia, disarmato com’è in realtà, pur apparendo audace, diviene vittima della volgarità della donna, arrivando ad idealizzare in modo quasi grottesco il sentimento che la lega a lei e che, nonostante tutto, riesce ad infondergli una capacità di vivere dalla quale gli sarà poi difficile allontanarsi.
Emilio costruisce la sua vita, se stesso, i rapporti umani, con distacco dalle vicende e dalle persone, sopravvalutando i propri propositi, trincerandosi nel cerchio degli autoinganni e delle immagini illusorie, nell’attesa continua di occasioni che non si realizzeranno, sempre in ritardo rispetto al presente che gli sfugge, appoggiandosi a modelli ideali, pregiudizi e convenzioni nei quali pure non crede, scavando un abisso tra sé e la realtà che non vuole comprendere ma trasfigurare, rendendola inoffensiva per se stesso.
Incapace, dunque, di vivere il presente, si guarda vivere, temendo l’errore e il ridicolo, con le situazioni e con le persone non istituisce rapporti diretti e crea continui ostacoli per evitarli, in perenne contrasto interiore tra l’immagine che desidera avere ed offrire di sé e il suo effettivo essere.
E così, incapace di dominare gli eventi, si perde tra le illusioni, i vagheggiamenti e i desideri, e il volto reale delle cose gli sfugge completamente.
Angiolina, donna del popolo, rappresenta, invece, come lo scultore Stefano Balli, amico e consigliere di Emilio, il suo esatto contrario, il senso di realtà , la vita vissuta alla luce del sole, con un’energia di cui l’uomo vorrebbe godere, assentandosi dalla normale esistenza condotta, ma, non riuscendo a vivere direttamente il rapporto con lei, sempre lontano dagli eventi e dalle cose, mantiene la distanza anche dalla donna.
Ed infatti Angiolina è confinata in uno spazio e in un tempo delimitati, plasmata secondo i desideri e gli astratti modelli dell’uomo, persino il suo nome cambia e diviene il francese "Ange".
Nonostante quest' atteggiamento difensivo, tuttavia Emilio diventerà subalterno ad Angiolina, assolutamente non immagine angelica, diafana ed astratta, ma creatura carnale, mercenaria, conosciuta da mezza città col nome di Giolona, scaltra e traditrice, dalla quale sarà attratto quanto più lei sarà sfuggente, nonostante le finzioni e gli inganni della donna, ostinandosi a non vederli, ed arrivando a trasfigurarla in una lontananza simbolica, alla quale resterà legato come un vecchio all’immagine della gioventù, infine confondendola nel ricordo con l’altra donna che perderà, la sorella Amalia, copia al femminile di Emilio, matura zitella sempre vissuta nella rinuncia, poi presa d’un amore struggente, per il quale ne morirà, per lo scultore Balli.
Per Emilio Brentani, disposto ad autoingannarsi nell’illusione di poter così aggredire la vita, il senso stesso dell’esistenza pare dunque risiedere solo nella prospettiva di qualche simbolo inafferrabile e segreto, proprio come Angiolina, ma l’illusione sarà inutile giacché a nulla serviranno gli schemi dell’autoinganno.
Infine, nella partita con la realtà, l’inetto soccomberà, la vita di Emilio si ridurrà a solitudine, noia ed inutilità.
Diversamente dall’altro personaggio sveviano, Zeno, Emilio rappresenta l’uomo già vinto in anticipo, consapevole della sconfitta, il cui unico aggancio con la realtà è l’amore; fallito anche questo tentativo d’evasione sarà ricacciato nella solitudine.
Consumata per intero la sua avventura, vissuti pienamente tutti i suoi turbamenti, trasfigurando gli eventi dolorosi si rifugerà nel ricordo consolatorio: Angiolina, sempre giovane e bella, ed Amalia, con l’enorme ricchezza interiore, si fonderanno in un unico sogno che non lo abbandonerà mai più
Erano passati per la sua vita l’amore e il dolore e, privato di questi elementi ,si trovava ora col sentimento di colui cui è stata amputata una parte importante del corpo.Il vuoto però finì coll’essere colmato. Rinacque in lui l’affetto alla tranquillità, alla sicurezza, e la cura di se stesso gli tolse ogni altro desiderio. Anni dopo egli s’incantò ad ammirare quel periodo della sua vita, il più importante, il più luminoso. Ne visse come un vecchio del ricordo della gioventù.
Il titolo del romanzo,"Senilità", probabilmente allude proprio a questa chiusa finale, al distacco dalla vicenda del protagonista che ritrova la saggezza solo nella memoria senile.

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