Maddalena De Leo

 

STORIE DI GENI E DI FATE

(estratto)

 

 

Charlotte Brontë, "Storie di geni e di fate", cura e traduzione di Maddalena De Leo

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http://largolibro.blogspot.it/2016/03/charlotte-bronte-storie-di-fate-e-di.html?m=1

 

 

Nel presente libro vengono proposti con testo a fronte tre racconti di fantasia scritti tra il 1829 e il 1830 da una Charlotte Brontë ancora adolescente.

 

1)  UN’AVVENTURA

 

Il paese dei Geni

 

    Si tramanda che alcune migliaia di anni fa dodici uomini provenienti dalla Gran Bretagna, di dimensioni gigantesche, insieme con dodici uomini del Gaul si ritrovassero nel paese dei Geni e che durante la loro permanenza fossero continuamente in guerra gli uni contro gli altri; e che, dopo essersi trattenuti molti anni, ritornassero in Gran Bretagna e nel Gaul. Nelle zone abitate del paese dei Geni non c’è oggi alcuna loro traccia sebbene si pensi che in quella terra selvaggia e arida, il malvagio deserto, siano stati ritrovati alcuni scheletri enormi. …………….

 

The Country of the Genii

 

   There is a tradition that some thousands of years ago twelve men from Britain of a most gigantic size, and twelve men from Gaul, came over to the country of the genii, and while they were continually at war with each other; and, after remaining many years, returned again to Britain and Gaul. And in the inhabited (parts) of the genii country there are now no vestiges of them, though it is said there have been found some colossal skeletons in that wild, barren land, the evil desert……………………..

 

 

2) LA RICERCA DELLA FELICITA’

 

 

     ( dal cap. II)  L’alba del giorno seguente trovò O’Donell sulla vetta di un’alta montagna che sovrastava la città. Si era soffermato per dare uno sguardo d’addio al luogo dove era nato. Tutt’intorno, a oriente, c’era una luminosità incandescente che, elevandosi, si confondeva con l’azzurro pallido del cielo. Lì, proprio oltre il chiarore, rimaneva ancora visibile la luna con la sua falce argentata. Dopo poco il sole cominciò a salire, rivolgendosi con gli splendidi raggi alla natura e illuminando la bella città, nel mezzo della quale, dall’alto della sua grandezza, svettava il palazzo dove abitava il potente Principe, tutto circondato da porte di bronzo e massicce mura intorno alle quali scorreva il famoso fiume Gaudima, le cui rive erano limitate da splendidi edifici e magnifici giardini.

 

The Dawn of the next morning found O’ Donell on the summit of a High mountain which overlooked the city. He had stopped to take a farewell view of the place of his nativity. All along the eastern horizon there was a rich glowing light which as it rose gradually melted into the pale blue of the sky in which just over the light there was still visible the silver crescent of the moon. In a short time the sun began to rise in golden glory casting his splendid radiance over all the face of nature and illuminating the magnificent city in the midst of which towering in silent grandeur there appeared the Palace where dwelt the mighty Prince of that great and beautiful city all around the brazen gates and massive walls of which there flowed the majestic stream of the Guadima whose Banks were bordered by splendid palaces and magnificent gardens.

 

 

 3) LE AVVENTURE DI ERNEST ALEMBERT

 (dal cap. III) Era una mite serata di fine estate, quando tutti gli elfi giustizieri si riunivano nella valle, uno di quei luoghi privilegiati che le gelate e le nevi invernali non sono in grado di privare del loro perenne manto di verde. Le morbide zolle d’erba facevano da sedili e l’abbondanza di dolci fiori di cui essa era ricoperta spargeva tutt’intorno un profumo inebriante. Il  baldacchino di gigli era sollevato e la tavola scintillante era carica di calici di cristallo colmi di rugiada simile al nettare. Il canto di un’allodola che inneggiava ai vespri nel firmamento nuvoloso era l’unica loro musica e non appena questi suoni si udirono sulla terra silenziosa una santa pace si diffuse su tutto. Prima dell’inizio della festa una fata si levò dirigendosi  verso Alembert, che riposava sul terreno leggermente appartato. Avvicinandoglisi, gli porse un calice e gli ingiunse di berne il contenuto. Ernest obbedì ma non aveva nemmeno finito di farlo che si trovò in preda ad uno strano torpore che lentamente s’impadronì di tutti i suoi sensi.  ………………….

 

   It was a fair and mild evening in the decline of summer, when all the elfin courts assembled within a dell, one of those privileged spots which the pinching frosts and snows of winter are unable to deprive of their everlasting green array. The soft velvet turf served them for seats, and the profusion of sweet flowers with which it was embroidered shed around a refreshing perfume. The lily canopy was raised, and the glittering table was covered with crystal goblets brimming with nectarous dew. The song of a lark now hymning his vespers in the cloud-wrapped dome was all their music, and as its tones fell on the silent earth they diffused a holy calm on all. Before the festival began a fairy rose and advanced towards Alembert, who reposed on the ground a little apart. Approaching him, he presented him with a goblet, and bade him drink the contents. Ernest obeyed, and scarcely had he done so when a strange stupor seized him, which slowly overpowered all his senses.