Palpiti d’onda

 

I forti battiti che scuotono il mio petto servon solo a rafforzar ciò che la memoria ha di vivo. Il tuo non esser presente ora è causa del mio inquieto modo di respirar e del pensier distratto che, dal foglio, fa voltar lo sguardo a quel mar, che laggiù, in distanza, ricordo in fermento, con palpitar d’onde e rimestar di flutti. Lui, così mi pare, almeno sfogo trova.

Ed io sol di suono e musica posso fare gioia e gaudio, ché valicar monti e navigar per mari mi è fatto diniego e fors’anche per il sogno, se questo pubblico fosse sarebbe un  "no" sicuro.

E lo scricchiar di ghiaie sotto il piede mio ricorda solo il forzato passeggiar di chi ha lo spazio di libertà limitato da pene da discontar  per il resto della vita sua, ed è triste capire qual sia la condizione di chi l’esilio ha da viver. Sentir pensieri di libertà che rotolano legati a  pesanti catene d’ancora nella mente regala solo maggior tormento al desiderio di volteggiar come quell’augello che, inconscio di tanta invidia provocata in me, insiste nel volteggiar e nel disegnar col giuoco suo quei che paiono i sogni miei.

Mi perdo col mio pensier ad inseguir quel gaudioso volo, quasi a voler distoglier con l’incanto di un’ipnosi il mio vero stato d’essere.

Ecco che laggiù, incorniciata da nebbie mattutine, emerge un’antica landa di Scozia, e a dar conferma odo i suoni di mille cornamuse che paiono nascere da ogni luogo, quasi come se il terreno stesso ne fosse pregno e le note seguitassero all’unisono ogni mio passo.

Voglia di seguir il cuore e di danzar a quel languido, ma folle ritmo! Ecco che mi volto e trovo il tuo sguardo che, senza meraviglia alcuna, aveva già colto i miei intenti e, senza indugio alcuno, la tua mano cerca nella mia quella del cavalier che con sicurezza accompagnerà nella danza l’amor suo.

Oh, tempo e fato del reale, che prepotenti agite sul mio presente e sul mio incedere, fate che mai si spenga in me questo sogno!  Io mai oserò alzar lo sguardo per chieder miracoli o per lenir ferite che scopo più alto in me non vedo e neppur cerco.

Oppur, invece del gaudio mio, una semplice lacrima cadrà a confondersi con la nuda e polverosa terra, e senza grido alcuno si spegnerà come una fiammella colta di sorpresa da un battito d’ali di falena.

Colto da dubbi, e dal mistero del poi, posso solo conoscer del mio presente l’ansia.
Ansia che alimenta sempre più questi palpiti che cavalcano ad ogni attimo le tormentose onde del pensier mio.

 







 

.