Il bacio della buonanotte

di Marcel Proust

L'unica mia consolazione quando salivo a coricarmi , era che la mamma sarebbe venuta a darmi un bacio quando sarei stato a letto. Ma durava tanto poco questa buonanotte, e lei discendeva tanto presto! Il momento in cui la sentivo salire, e poi nel corridoio udivo passare il fruscio leggero della sua vestaglia di mussolina blu ornata con treccioline di paglia pendenti, finiva con l'essere per me un momento doloroso: annunciava il momento successivo, in cui, ridiscendendo, mi avrebbe lasciato. Di modo che questa buonanotte tanto amata, arrivavo ad augurarmi che giungesse il più tardi possibile, perché quella dilazione che avevo, quando la mamma non era ancora venuta, potesse prolungarsi. A volte, quando, dopo avermi baciato, apriva la porta per andarsene, avrei voluto richiamarla, dirle "baciami ancora una volta", ma sapevo che il suo viso avrebbe assunto un'espressione di dispiacere. Mio padre, che trovava questi riti assurdi, s'irritava alla concessione ch'ella faceva alla mia tristezza ed alla mia agitazione salendo a portarmi quel bacio di pace, e quindi ella avrebbe voluto tentare di farmene perdere il bisogno, l'abitudine, lungi dal farmi prendere quella di domandargliene un altro quando era già sulla soglia. E vederla dispiacente, distruggeva tutta la calma che un istante prima m'aveva portato chinando verso il mio letto il volto amorevole.

(da Casa Swann)