Francesca Santucci

La signora della

 

porta accanto

 

di François Truffaut

 

 

Senza amore non si è niente: è nella battuta pronunciata da una disperata Mathilde, la femme d’à côté, la signora della porta accanto, il senso di tutto il film, il più pessimista e il più passionale di tutta l’opera di François Truffaut.
Due e paralleli i fatti di cronaca che ispirano la sceneggiatura: la rievocazione di madame Jouve, costretta a muoversi con un bastone perché da giovane ha tentato il suicidio per amore, e l’amor fou tra Bernard e Mathilde, passione di ritorno impossibile, giacché già in passato i due sono stati amanti ed ora che si ritrovano sono entrambi sposati.
Nell’antica tragedia greca era il fato a regolare la vita degli uomini, nella contemporaneità, tanto cara al regista che, pur muovendosi ai limiti del melodramma, riesce ad evitarne le insidie, è il caso a ricongiungere i due, in modo così inaspettato che, al primo bacio scambiato al parcheggio dopo essersi ritrovati, proprio come una romantica eroina ottocentesca, Mathilde sviene.
Ma non è vero che l’amore vince tutto, e quando si trasforma in passione estrema diviene insana e può solo condurre alla distruzione.
Bernard, parlando alla moglie, confiderà che già in precedenza quel rapporto è stato deleterio, e dunque non deve ripetersi, eppure si ripeterà, ma, infine, le menzogne ai rispettivi coniugi, gli incontri clandestini e, soprattutto, l’accresciuta consapevolezza dell’autodistruzione reciproca a cui sta conducendo il rapporto, condurrà all’inevitabile finale drammatico.
Nec sine te nec tecum vivere possum, non posso vivere né con te né senza di te: Mathilde impugnerà la pistola e sparerà, prima a Bernard, poi a se stessa.
Perfetti nell’interpretazione dei due amanti Fanny Ardant, sensuale ed intensa, e Gérard Depardieu, carnale ed istintuale, che hanno saputo dare vita alla coppia di passione che si dibatte fino alla fine nel drammatico binomio Eros-Thanatos.

Francesca Santucci (15.10.2001)