La Domenica delle

 Palme

di Marino Moretti

(1885-1979)

 

Chinar la testa che vale?

E che val nova fermezza?

Io sento in me la stanchezza

del giorno domenicale,

 

mentre la madre mia buona

entra con passo furtivo

nella mia stanza e mi dona

un ramoscello d'ulivo...

 

E se' n va. Tutto quello

ch'ella vuol dirmi lo dice

a questo suo ramoscello

che adornerà una cornice:

 

adornerà la cornice

dorata a capo del letto

l'ulivo ch'è benedetto,

l'ulivo che benedice;

 

porterà pace e abbondanza

nelle casette più sole,

rallegrerà un po' la stanza

dell'infermo, senza sole,

ricorderà poi con tanta

fede l'ingresso solenne

di Cristo a Gerusalemme

nella domenica santa!...

 

Ulivo, e a me che dirai?

Le stesse cose anche tu?

se una parola: giammai,

se due parole: mai più?

 

Nulla tu doni al mio cuore

che lo consoli un istante,

ed il mio sguardo tremante

non vede in te che un colore:

 

il color triste di tutto

il mondo che non à sole

e piange  tacito e vuole

vestirsi di mezzo lutto;

 

il colore della noia

e dei fiori di bugia,

il colore della mia

giovinezza senza gioia;

 

il colore del passato

che ritorna ben vestito,

il color dell'infinito

e di ciò che non è stato;

 

il color triste dell'ore

così lente a venir giù

dai lor numeri, il colore

che non è colore più.