Giovanna d'Arco

(1412-1431)

 

A te, pietosa Vergine,
fido il tugurio umile,
del padre la canizie,
e l'innocente ovile;
fin ch'io ritorni a sciogliere
inni di laude a te!

Quando Giovanna d’Arco nacque, a Domrémy, in Lorena, nel 1412, da una famiglia di  poveri contadini, da circa cinquant'anni la Francia era un paese sempre in subbuglio, con i feudatari continuamente miranti a superare in potenza il sovrano, sobillati dalla monarchia inglese che mirava a conquistarla.
Nel 1420, dopo anni di lotte sanguinose, un re inglese si fece riconoscere sovrano del Regno unito di Francia e d'Inghilterra, e Carlo VII, detto il Delfino, l'ultimo principe francese, non riconosciuto re dai nemici, divenuto un sovrano senza corona e senza regno, al quale non restava che un misero lembo di terra, non riusciva a fronteggiare la disperata situazione in cui versava il suo paese.


Ero nel tredicesimo anno della mia vita, quando Dio mandò una voce per guidarmi. Dapprima rimasi spaventata: " Sono una povera ragazza che non sa né guerreggiare né filare",  risposi. Ma l'angelo mi raccontò che pietà fosse il regno di Francia e mi disse: "Verranno a te Santa Caterina e Santa Margherita. Opera come ti consigliano, perché loro sono mandate per consigliarti e guidarti e tu crederai a quanto esse ti diranno”.

Nel 1429, forte della sua fede, convinta di essere stata scelta da Dio per salvare la Francia piegata dall’ estenuante guerra dei Cent’anni,2 armata unicamente della sua giovinezza e del suo coraggio, Giovanna, umile pastorella analfabeta, che aveva soltanto tredici anni, fattasi interprete dei sentimenti di tutto il popolo francese, in abito maschile, coi capelli tagliati corti alla maniera dei ragazzi, accompagnata da tre cavalieri, dopo aver percorso 2500 chilometri, si presentò alla corte di Carlo VII3 e chiese al re di poter cavalcare, senza nessun comando, alla testa dell’esercito che andava a soccorrere Orléans, stretta d’assedio dall’esercito di Enrico VI.4

Andai da lui e gli dissi: " Dio vi dia dolce vita, Delfino! Mi chiamo Giovanna la Pulzella e il Re del Cielo per me vi avverte che sarete consacrato e coronato a Reims. Vi dico da parte del Signore che siete il vero erede di Francia e figlio di re. Conducetemi a Orléans! Ché mi si diano uomini in gran numero: gli inglesi saranno cacciati e  annientati. L'assedio di Orléans sarà tolto, il re consacrato a Reims, la città di Parigi riportata all'obbedienza del re".

Con la sua fede e il suo entusiasmo, nonostante la diffidenza dei consiglieri, riuscì a convincere il Delfino, che le concesse quanto chiedeva.
E così Giovanna, che aveva infiammato l'animo di tutti i francesi, sostenuta dalle acclamazioni delle genti dei villaggi e degli uomini d'armi, ricoperta di una fulgida armatura, eretta sul suo cavallo bianco, con un bianco stendardo seminato di fiordalisi (sul quale vi erano scritti i nomi di Gesù e Maria) che sempre portava in una mano quando andava contro il nemico, per evitare di ucciderlo, si pose alla testa dell'esercito che si proponeva di condurre alla vittoria. 
Tra maggio e luglio Giovanna e il suo esercito  incalzarono gli inglesi, che credevano la fanciulla una strega suscitata contro di loro dall'inferno, ruppero l’assedio di Orléans, liberarono la città e sconfissero i nemici; finalmente, il 7 luglio del 1429, a Reims, Carlo VII fu consacrato re.
Alla grande vittoria, purtroppo, il sovrano, incerto ed esitante, non fece seguire un’azione militare risolutiva, e Giovanna fu lasciata sola.
Invano l'8 settembre organizzò  un’azione sotto le mura di Parigi; nonostante fosse stata ferita  dalla freccia di un arciere nemico continuò a combattere, ma, infine, suo malgrado, dovette obbedire ai capitani e ritirarsi da Parigi.
Giovanna, però, non si arrese, dovunque era il pericolo, forte della sua baldanza giovanile, strenua paladina della libertà, accorreva.
Nella  primavera del 1430 volle marciare su Compiègne per difenderla dagli anglo-borgognoni ma, durante una ricognizione, all'improvviso fu circondata, catturata e consegnata a  Giovanni di
 Lussemburgo, che la cedette come bottino di guerra agli Inglesi: Carlo VII non tentò neppure di liberarla. Cominciò, allora, il martirio del carcere e l'onta dei processi; tradotta a Rouen davanti a un tribunale di ecclesiastici, nel 1431 venne incolpata di eresia ed empietà, false accuse che tendevano  a celare il significato politico della sua condanna.
All'alba del 30 maggio 1431 la Pulzella d'Orlèans fu arsa viva.
Tra il fumo e le faville, mentre già il suo corpo era avvolto dalle fiamme, fu udita gridare con voce forte, per sei volte: "Gesù!". Poi chinò la testa e spirò.
-Siamo tutti perduti!-gridarono i carnefici-abbiamo bruciato una santa!-
Diciannove anni dopo, quando Carlo VII rioccupò Rouen, Giovanna fu riabilitata.
Canonizzata nel 1920,  eroina tra le più fulgide della storia, Giovanna d'Arco ha ispirato scrittori e musicisti, come Shakespeare, Schiller, Verdi, Listz e Shaw, perché simbolo di fede, di eroismo e  di amor patrio.

Francesca Santucci

 

Note

1) Giuseppe Verdi, Giovanna d’Arco, Atto I, Prologo, scena VI.

2) La cosiddetta "guerra dei Cent'anni" (1337-1453) fu una guerra "dinastica" che si sviluppò principalmente tra Inghilterra e Francia; all’origine del conflitto vi fu la pretesa inglese di impadronirsi del trono di Francia per difendere i suoi domini feudali in terra francese.

3) Re di Francia (1422-1461), eletto alla morte del padre (Carlo VI il Folle), solo a partire dal 1429, anche grazie all'opera di Giovanna d'Arco, riuscì a consolidare il suo potere.

4) Alla morte del re Enrico V di Inghilterra e Carlo VI di Francia, avvenute entrambe nel 1422, gli inglesi proclamarono Enrico VI, allora ancora bambino, re di Inghilterra e di Francia. L'erede legittimo al trono francese, Carlo VII, si rifiutò di abdicare ribadendo i suoi diritti di successione al trono, ma non poté far celebrare la sua incoronazione secondo il rito ufficiale che avrebbe dovuto tenersi nella città di Reims, allora sotto il dominio inglese.

Riferimenti

Pernoud Régine, Clin Marie-Veronique, Giovanna d’arco, Città Nuova, 1987.