Dal libro “Donne protagoniste”
di Francesca Santucci

Edizioni Il Foglio, maggio 2004

 

     AngelicaKauffman     

(1741- 1807)

 

             

La pittrice Angelica Kauffman Born  nacque a Coire, nel cantone di Grisons, in Svizzera, il 30 ottobre del 1741.
Allieva di  suo padre, Johann Joseph, un pittore di talento mediocre che, tuttavia, impartì alla figlia le conoscenze fondamentali per l'uso dei colori, Angelica mostrò contemporaneamente grandi attitudini sia per la  musica sia per il canto, per questo fu spesso esortata a smettere di dipingere e a dedicarsi esclusivamente alla musica, ma invano.
In giovane età cominciò a viaggiare in compagnia del padre, approdando anche in Italia,
visitando Parma,  Firenze, Venezia e Roma, dove molto apprezzato fu il suo talento.
Nel 1766 si recò a Londra ed anche  qui suscitò molta ammirazione sia per le sue doti artistiche, sia per la piacevolezza dell'aspetto fisico, sia per l'intelligenza e la vivacità del carattere e, affascinati,  cantarono di lei persino Gessner e Klopstock.
Angelica dipinse molti ritratti e scene mitologiche,  come La madre dei Gracchi, Il sacrificio  di Messalina, L'incontro di Edgar ed Elfrida e Amore e Psiche,  e collaborò con i noti architetti Adam, eseguendo dipinti decorativi di pregevole fattura; fu, inoltre, insieme a Mary Moser,  l'unica donna membro fondatore della Royal Academy.
Anche il  presidente della Royal Academy, il pittore Joshua Reynolds, le accordò un ricevimento molto lusinghiero e concepì  per lei  una grande passione, ma la pittrice
   non ricambiò il suo sentimento e, alla morte del marito, si risposò col collega  veneziano Antonio Zucchi, insieme al quale,  dopo una permanenza a Venezia ed una visita a Napoli, si stabilì definitivamente a Roma.
Angelica aprì il suo salotto ai personaggi  più illustri del tempo, accolse  persino Goethe che parlò di lei nel suo Viaggio in Italia, continuando sempre a dipingere, soprattutto ritratti, ai quali imprimeva il suo personale   tocco  ricco di grazia, e dipinse anche per l'imperatore Giuseppe II, Il ritorno di Arminius vittorioso sulle legioni di Varus  e Enea che celebra i riti funebri di Pallade.
Negli ultimi anni della sua vita fu molto provata dai rovesci di fortuna e dalla  morte del  marito, avvenuta nel  1795, al quale sopravvisse, struggendosi di dolore, ancora per dodici anni.
Morì a Roma il  5 novembre del 1807 e  fu seppellita  nella chiesa di S. Andrea delle Frate. 
Tempo addietro  aveva scritto ad un amico:
La povertà non mi spaventa, ma la solitudine mi uccide.

Francesca Santucci