Amleto

di William Shakespeare

 

                         

L’ Amleto, per la cui composizione Shakespeare attinse ad una leggenda germanica in cui un re uccideva apertamente il fratello, ed il figlio vendicava la vittima, è sicuramente l’opera più affascinante di Shakespeare e che, soprattutto con i romantici, a partire da Coleridge, è stata più amata ed analizzata.
Il tema fondamentale della tragedia può essere riassunto tutto nel celebre monologo che esordisce con essere o non essere, non a caso recitato con un teschio tra le mani, simbolo della vita e della morte, dell’esistere o del morire.
Ascolta, se mai tu amasti il tuo caro padre, vendica il suo infame e sventurato assassinio: è con questa frase che lo spettro del padre d’ Amleto rivela la verità sulla sua morte e infonde nell’animo del figlio un turbamento che svanirà solo con l’adempimento della vendetta finale.
Al cospetto della verità il mondo del giovane principe crolla, crollano le convinzioni, le certezze, perché enorme è l’ordine ricevuto di vendicare la morte del padre. Sprofonda così in un conflitto atroce: rispondere all’appello del dovere uccidendo a sua volta, oppure rifiutare d’adempiere a quel dovere morale, venendo meno al giusto desiderio paterno e tormentandosi nei sensi di colpa per non aver ubbidito e per aver ignorato i dettami della coscienza.
Nel suo animo subentrano il disgusto e il senso di frustrazione perché, quand’anche concepisse ed attuasse la vendetta, facendo finalmente giustizia e vendicando l’assassinio, l’ordine turbato non ritornerebbe più quello di prima.
Essere o non essere, agire o non agire, tacere o punire , è questo il dubbio che assilla Amleto e che lo fa esitare; da un lato sente la necessità di agire perché è giusto reagire ad un torto, dall’altro è consapevole che la vendetta non gli restituirà le certezze infrante per sempre.
In questo altalenare di sentimenti contrapposti anche la pazzia è vera solo in parte, per il resto è finzione dietro la quale trincerarsi per ritardare l’azione.
E’ appunto dall’agire o dal non agire che l’animo d’Amleto è tormentato, in un conflitto che la chiave interpretativa psicoanalitica definisce d’attrazione- repulsione, dal quale poi uscirà, dopo alterne vicende, causando inevitabilmente lutti e sventure .
La storia d’Amleto è soprattutto la storia di una vendetta ritardata, si finge pazzo non per attuare la vendetta ma proprio per rimandarla, perché non è uomo d’azione e troppo gravoso è il compito affidato per un animo nobile e sensibile come il suo, è per questo che è più turbato che atterrito dalla rivelazione dello spettro paterno. Infine, però, la vendetta sarà compiuta, ma anche Amleto si darà la morte, concludendo la scena con la famosa battuta Il resto è silenzio, quasi a significare che gli animi sconvolti dalle passioni solo ora sono finalmente placati.

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